Qual è il compito dell’arte? L’essere umano è plurale; è composto di varie dimensioni: dal corpo al mondo dei ricordi, dei sentimenti, dei desideri. Queste dimensioni sono intrecciate e sfociano nella vita collettiva. Le relazioni non sono un orpello che si colloca sulla superficie della pelle per decorare. L’umano, nella sua pluralità, nasce e si forma nel tessuto dei rapporti e, a sua volta, dà un contributo alla stoffa sociale. L’arte di MarcelloSilvestri, considerando la molteplicità di voci che compongono l’essere umano, suscita la domanda: qual è il compito dell’arte?
Silvestri nasce nel 1945 a Castel d’Azzano (Vr). A Verona si forma in filosofia, teologia e comunicazione, prestando grande attenzione a tradurre l’arte in impegno sociale. Le sue opere riflettono sulla condizione umana, sulla globalizzazione, sulla cura della madre Terra, in dialogo critico con la tradizione giudaico-cristiana, costruendo ponti tra le varie confessioni cristiane, ricercando il fondale comune dell’umanità. Egli si serve di varie tecniche e differenti materiali: legno, gesso, intonaco, chiodi.
Il libro Sapienza antica arte contemporanea, del 2023, raccoglie 54 opere, divise in sei sezioni: Torah, Profeti, Salmi, Vangeli e Atti, Lettere di Paolo, Apocalisse. L’autore colloca commenti, ricchi di citazioni bibliche. La sua prospettiva chiama in causa la tradizione cristiana: presuppone una trascendenza, che si comunica mediante una «Parola». La sua arte traduce, senza ricondurla a un concetto fisso, l’energia della Parola che, se da un lato rivela qualcosa della trascendenza, dall’altro mostra qualcosa dell’umano, dirigendo quest’ultimo verso la costruzione di una società aperta ad abbracciare tutti.
L’umano e il divino si riflettono l’uno nell’altro: entrambi comunicano, si offrono all’interno di una trama di legami e, al tempo stesso, in entrambi rimane una traccia di incomunicabilità, ciò che non può essere né consegnato né afferrato. Un resto della vita sfugge. Dio non appartiene a un’idea fissa: è un trasformista che inventa tante strade quanti sono gli esseri umani. L’esplosione di colori, la musica, la danza, la luce che intessono le 54 tavole celebrano la vita, i legami, l’indicibile, senza dimenticare, tuttavia, le parole dolorose che il mondo pronuncia: la sofferenza dell’immigrazione, la condizione di persone diseredate.
L’arte di Silvestri si propone una prospettiva ampia e olistica: se da un lato restituisce l’umano a sé stesso, dall’altro lo interpella perché si scomodi in favore di un progetto comune. La sua opera diventa, infine, un punto interrogativo rivolto all’osservatore di oggi. Di fronte a essa, ci si può chiedere: quale contributo offrire alla società?